la cherofobia

La cherofobia, ovvero la paura di essere felici

Cosa significa cherofobia

Nella prima puntata di X Factor, andata in onda lo scorso 6 settembre, si presenta alle audizioni una ragazza dagli occhi blu e la faccia pulita, Martina Attili. La sua canzone emoziona il pubblico e attira l’attenzione su un concetto poco conosciuto, la cherofobia.

Di che si tratta? Non è un disturbo ufficialmente riconosciuto dalla psichiatria. L’etimologia della parola può però aiutarci a comprenderne il significato. Cherofobia deriva dal greco chairo “rallegrarsi” e phobia “paura”. Letteralmente significa dunque “paura di rallegrarsi, di essere felice”.

Sembra un paradosso se si considera che ad oggi la felicità è una meta da inseguire per la grande maggioranza delle persone. Tuttavia c’è chi pensa che la fregatura sia sempre dietro l’angolo e che alla felicità debba necessariamente seguire l’ infelicità. E allora bisogna rifuggire tutto ciò che può procurare uno stato di benessere, che sia un nuovo amore, una nuova posizione lavorativa o in generale un cambiamento che migliorerebbe le condizioni di vita.

 

Chi sono i cherofobici

Troviamo questa tendenza nel pessimista, convinto che il lieto fine non esista. Nell’evitante, che rifugge le situazioni per paura di non esserne all’altezza. Nel perfezionista patologico, che vede nei piaceri una perdita di tempo.

L’elenco non finisce qui perché la cherofobia in fondo, più che un disturbo in sé, è un atteggiamento presente in una vasta gamma di condizioni e disordini mentali. Il denominatore comune è spesso una storia infantile in cui ai momenti felici seguivano le punizioni.

L’associazione felicità-punizione che si viene a creare nella mente porta ad escludere l’una per evitare l’altra. Il gioco non vale la candela.

 

L’aiuto psicologico

C’è da dire tuttavia che si può vivere tranquillamente anche senza essere felici.  Anzi, la cherofobia può diventare un guscio che fa sentire protetti da minacce e pericoli.

Soltanto quando la sua paura interferisce con le normali attività quotidiane, il cherofobico arriva dallo psicologo. La consulenza o la psicoterapia può aiutarlo allora a prendere maggiore consapevolezza di quelle esperienze del passato che hanno contribuito a renderlo così diffidente nei confronti di ciò che è positivo. Questo è certamente il primo passo verso il cambiamento delle proprie aspettative e dei propri comportamenti.

 

Pubblicato da

Nuccia Vono

Psicologa Psicoterapeuta, specialista in Psicologia Clinica. Lavora come libera professionista occupandosi principalmente di giovani adulti.

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